martedì 6 aprile 2010

Antichrist


Un film sul dolore, sulla sua elaborazione, sulla sua evoluzione in spirale, sui suoi tempi, sul suo lato interno, profondo oscuro in palpiti, e sul suo lato esterno, fisico pesante. Un dolore che non si può spiegare e che non va nascosto, che va affrontato ma che sfocia poi in un tentativo di risoluzione estremo, a tamponare ferite che non sono sulla pelle, sui genitali, ma paiano infrante profonde dal senso di colpa. Un senso di colpa da dividere in due o da condividere, un peso, un macigno, che ti porterai dietro addosso per sempre, come una palla al piede, anche quando il dolore non ti farà più urlare, il sangue avrà smesso di scorrere dal buco della gamba, e camminando zoppicherai proprio per portarti dietro il ricordo. Ti verrà voglia di nasconderti, di mollare, di scappare, anche quando all'inizio eri stato proprio tu a spiegare che un dolore o le paure più in generale non vanno fuggite ma altresì affrontate. Quello che la mente può concepire e credere lo può raggiungere. L'ansia - vertigini, bocca secca, udito distorto, tremore, palpitazioni, battito accelerato, nausea - però coglie chi prima e chi dopo. E' il tempo. Sono le reazioni. Come una pioggia di ghiande che ti sveglia la notte facendoti pensare a qualcuno che entra dentro casa tua.

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