lunedì 12 aprile 2010

State of Play


C'è Eddie Vedder che, ah no, è Russel Crowe. Insomma c'è Russel Crowe che fa un giornalista investigativo, uno di quelli vecchio stampo che lavorano ancora per la carta stampata vera e propria, omaggiata poi nel finale con i titoli di coda. C'è un omicidio di strada che ce lo presenta, che ci fa intuire quanto conosca i poliziotti e il rapporto che ha con loro, e che ci fa capire pure come in questo mondo nel quale viviamo non è sicuro neppure fare lo speedy-pizza ecologico in bicicletta. Poi c'è uno scandalo politico, che viene a galla dopo che l'amante di un noto membro del congresso, che lavorava insieme a quest'ultimo nelle indagini di una processo contro una società militare, finisce sotto un treno della metropolitana. Si parla di suicidio, di un gesto dettato dall'esasperazione alla quale il governatore, ovviamente sposato più o meno felicemente, ha portato la ragazza spingendo sull'acceleratore del loro rapporto clandestino.
Investito da tutta questa attenzione mediatica, dove i membri del congresso di opposta fazione politica gli puntano il dito contro, rinfacciandogli una scarsa moralità di base, e da tutti i giornalisti scandalistici che lo inseguono per riuscire a strappargli qualche dichiarazione d'effetto, il nostro caro amico, interpretato da un Ben Affleck che in giacca e cravatta pare ancor più quadrato, dove va a rifiugiarsi? A casa del suo vecchio amico Russel crowe: Compagno di collage e di varie avventure, addii al celibato, e ricordi di gioventù. Poco importa che il suddetto amico di mestiere faccia proprio il giornalista, come tutti gli altri omini muniti di macchina fotografica dai quali sta cercando di scappare, e men che meno importa che il caro vecchio amico del collage Russel Crowe abbia avuto una relazione con sua moglie quando il loro matrimonio cominciò anni prima a scricchiolare.
Tutto il piatto viene condito un cast di grandi nomi, a partire dal nostro Eddie Vedder, già no, dal nostro Russel Crowe un po' imbolsito che non si capisce bene se da bravo camaleonte si pieghi a favore del personaggio o se sia al contrario il personaggio a piegarsi al suo aspetto fisico del momento; un Ben Affleck che sembra avere il busto sotto quel doppio petto, o un bel palo nel culo; una Rachel McAdams tutta peperina che rappresenta il lato moderno ed inesperto del personaggio di Russell Crowe dell'era di internet; Helen Mirren che fa la mamma cattiva ma accondiscendente da brava direttrice di giornale, che coccola con il pugno leggermente duro i propri giornalisti; una Robin Wright Penn in mezzo a due uomini, uno spigoloso come un tavolino da caffè del settecento ed uno gonfio come una mongolfiera da competizione, gran brutta scelta da dover prendere; e c'è pure il prezzemolino Jason Bateman, che però qui si riconosce meno del solito, nascosto sotto una cofana ingelatinata in perfetto stile mafioso.
La storia e lo sviluppo sa molto di già visto, ma il ritmo non è male, l'intrigo ti tiene concentrato e le due ore di durata scivolano via abbastanza tranquille. In fondo se è riuscito a tenermi sveglio dopo una giornata di lavoro, una pizza con non quattro ma ben cinque tipi di formaggi diversi fusi sopra, e tre birre, beh qualche merito deve pur averlo.

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