martedì 20 aprile 2010

Una Telefonata

"Ti rendi conto che non stai parlando di niente?"
"Mi rendo conto di parlare di niente."
"Sono solo delle sciocchezze, una dietro l'altra, senza capo né coda."
"Si: sono delle sbrodate estemporanee di nulla."
"E giù testate contro il muro."
"Come fai a saperlo?"
"Ti si vede in faccia: la fronte porta i segni dei tuoi scontri, dei tuoi momenti di depressione."
"Ho già cercato di aprirmi la testa, ma non ha portato a nulla: sempre le solite sbrodate estemporanee."
"Devi ubriacarti più spesso."
"Devo riflettere più spesso."
"Riflettere lo fanno gli specchi. Tu invece devi ubriacarti. Devi scrivere da sbronzo e revisionare da sobrio."
"Chi sei, Hemingway?"
"Non importa chi sono, importa che ho ragione."
"Se lo dici tu."
"Cambiamo discorso, vai. Forse è meglio. Com'è Rimini?"
"Rimini è una normale distesa di strade d'asfalto e cemento ai lati, se non sei a Rimini."
"Non sei a Rimini? Mi avevi detto..."
"Si sono a Rimini; ma la camera dell'albergo questa volta non dà sul mare."
"Non puoi sempre pretendere di avere una vista stupenda, con il tramonto all'orizzonte."
"No, sia mai. Ho una piccola, minuscola, terrazza che si affaccia su una strada parallela al lungo mare. Molto probabilmente su una delle panchine che ci sono sul marciapiedi ci ho pure dormito qualche anno fa."
"Beh, almeno ora hai un tetto sopra la testa."
"La cosa bella è che quando sono arrivato in camera era ancora giorno. Saranno state le sei e mezza e c'era ancora luce. Entrava dalla porta finestra e la camera era tutta illuminata."
"E' sempre bello riuscire a non usare la luce artificiale."
"E il bagno: era piccolo, ma forse proprio per questo era più luminoso della camera stessa."
"Dove sei andato a mangiare?"
"Dove vado sempre quando vengo a Rimini: una trattoria, pizzeria, ristorante, che è sulla strada sulla quale si affaccia la mia micro terrazza."
"Quella dove fanno tutti quei piatti costosi e elaborati?"
"Si, ma oggi avevo fame, quindi mi sono preso una pizza."
"Buona?"
"La pizza si. Pure la birra artigianale non era male. Solo che c'era il proprietario un po' troppo esuberante per i miei gusti."
"Cosa intendi per esuberante?"
"Passava tra i tavoli a scherzare con i clienti, a volte anche in modo non dico peso ma abbastanza deciso, quasi conoscesse chiunque da anni e anni."
"Anche Ale lo fa, ma non ti ha mai dato fastidio."
"Si, lo so; ma questo era molto più esuberante di Ale."
"Molto più esuberante di Ale?!? E che faceva? Ale prende a calci gli sgabelli!"
"A parte che Ale prende a calci gli sgabelli solo a fine serata, a chiusura; ma di questo qui era proprio l'atteggiamento che non mi andava giù: il tono di voce, la risata sguaiata."
"Ognuno è fatto a modo suo."
"..."
"Cosa c'è?"
"Per quanto dobbiamo andare avanti con questi discorsi?"
"Questi discorsi?"
"Si. Questi discorsi vuoti, pieni solo d'aria."
"Guarda che questi sono discorsi quotidiani."
"Non è vero."
"Cosa credi, che ogni volta che ci sentiamo possiamo ragionare dei massimi sistemi?"
"No, ma neppure di queste stronzate qui."
"Queste stronzate qui?!? E cosa sarebbero queste stronzate qui?"
"Sbrodate estemporanee."

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