mercoledì 7 aprile 2010

Delirio Cinefilo

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Il critico deve e può ancora fare sognare e sognare primariamente lui stesso, desiderare, amare, il critico deve far cadere la penna dell'analisi, prendere la forchetta dell'emozione primordiale e gustare l'inesprimibile urlo del cuore.

Un caos senza scopo, senza obbiettivo se non l'assicurazione della sopravvivenza del Bene per garantire l'immutabilità del Male.

L'uomo ha bisogno dell'ignoto, della magia del momento, della fantasia e dell'immaginazione. Sono doti che non dobbiam perdere di vista e che dobbiamo esercitare perchè essenziali per la nostra sopravvivenza di esseri umani.

l'omissione della meta finale. Perchè meta finale non c'è.

Espiare l'Architettura del fraintendimento.

dopo esser sopravvissuto alla vita e aver accarezzato la morte, depone le armi puntate contro di sé e risale l'impervia strada verso un'anelata quanto illusoria libertà.

Forse mi sono svegliato solo un po' depresso. O forse mi sono innamorato di una minaccia rossa dallo sfacelo azzurro. La portiera è distrutta, il treno sta per partire, sono perso nei meandri dell'inconscio dissociato e alienato da un mondo di ricordi che si sgretola davanti ai miei occhi, occhi lucidi di lacrime salate, occhi increduli di un passato raso al suolo dalla mia impulsività, occhi che osservano lo disfacimento che inesorabilmente mi insegue mentre corro verso una mente candida incoronata da dolci spine tinte di blu, verde e arancione.

La felicità è un istante rubato fra il riso ed il pianto.

Una lotta fra due uomini che si trasforma in una sfida nella sfida, competizione avvolgente, magnetica illusione sospesa fra ciò che guardiamo ma non vediamo e ciò che sentiamo ma non ascoltiamo.

Siamo ancorati e schiavi della nostra consapevolezza, dei nostri desideri, del passato e del futuro.

La conoscenza ed il progresso, la "consapevolezza" distrugge e allo stesso tempo eleva l'uomo. Lo eleva a stratificati gradi di sofferenza, mentre la condizione che accompagna l'ignoranza è pacifica.

Immaginate un uomo e una donna.
Immaginateli vederli camminare, fianco a fianco. Immaginateli vederli tenersi sempre per mano.
Immaginateli marito e moglie.
Immaginate una bufera di neve colpirli duramente. In piena faccia. Immaginateli mentre distolgono il visto. Si coprono. Non mollano. Immaginateli mentre continuano a camminare, senza staccare mai la mano.
Immaginateli mentre giungono a una distesa desertica. Il caldo si fa insopportabile. Un caldo impossibile. La sabbia è sempre più pericolosa, ripida. Le dune, montagne insormontabili. Ma loro continuano a camminare, mano nella mano. Si sorridono persino.
Immaginateli arrivare in un'oasi di ombra e acqua e non fermarsi, immaginateli mentre bevono e si ristorano proseguendo, mano nella mano.
Passa il tempo, e arrivano bufere , e fulmini mancati, e arrivano tempeste e grandine, ci sono salite impervie e ostacoli quasi invalicabili. Ma niente. L'uomo e la donna, continuano a camminare.
Immaginateli sorridersi adesso, qualche volta piangere, parlare spesso. Immaginate che tutto questo avvenga per quarantaquattro anni consecutivi, sempre fianco a fianco, sempre mano nella mano.
Ora immaginate una forza più grande di loro, enormemente più forte che, piano piano, stacca la mano della donna e l'allontana di qualche metro dal suo uomo. Immaginate l'uomo mentre tenta di avvicinarsi invano. La forza continua a tenere la donna per mano a qualche metro di distanza, solo ogni tanto la libera permettendole di riavvicinarsi al marito e riprendergli la mano. Immaginate che questo riavvicinamento, avvengo sempre più di rado. Immaginate i due che continuano a camminare, nella stessa direzione, fianco a fianco ma staccati, slegati, senza potersi quasi più prendere la mano, mentre si guardano a una certa distanza, una distanza che, gradualmente, aumenta.
Ora immaginate che la donna, che la forza inattaccabile e incontrollabile tiene a distanza, comincia volgere lo sguardo altrove, non verso suo marito ma verso un altro uomo che, questa volta, le può viaggiare accanto e che la forza indomabile, stranamente, non respinge, non può respingere. Quest'ultimo, talvolta prende a sua volta la mano della donna, che lei non rifiuta. I tre continuano a camminare. Parallelamente. A distanza. Il marito vede la moglie. La osserva mentre continua a camminare. Urla mentre lei parla e tiene per mano l'altro uomo ma lei non sente. Le parla, le sussurra del presente, le ricorda il passato, ma lei non capisce.
Quelle rarissime volte che la forza lascia la donna il suo uomo riesce ad avvicinarsi e tenta di riprenderle la mano, lei non lo riconosce, tiene lo sguardo fisso verso l'altro, come in una cappa impenetrabile di cristallo dominata da questa forza impossibile.
Immaginate di essere un attimo l'uomo che è sempre stato accanto alla donna, quel marito che è sempre stato accanto alla moglie, fianco a fianco, mano nella mano, per quarantaquattro non sempre facili anni, nella bufera, nella tempesta, nel sole torrido di una distesa desertica, sempre, fianco a fianco.
Immaginatelo condannato per sua scelta a camminare accanto alla sua donna, parallelo al suo percorso, senza poterle più prendere la mano, senza riuscire a parlarle e a farsi capire e riconoscere, a distrarla.
Immaginatelo vedere la moglie sorridere all'altro. Immaginate l'amore che ogni ora, ogni giorno muove i suoi passi sempre e comunque, parallelamente, dandogli il privilegio e la possibilità in qualche modo di star vicino a sua moglie, anche a distanza, vicino a quella moglie che non ha mai abbandonato, alla quale mai e poi mai avrebbe lasciato la mano.
Immaginate tutto questo.
E immaginate che, comunque, non avete immaginato abbastanza.


William Dollace

2 commenti:

william dollace ha detto...

grazie Ed.

w.

Edward S. Portman ha detto...

grazie a te Will

(e ancora non ti avevo neppure ringraziato)

ed.