mercoledì 28 aprile 2010

The Hurt Locker


The Hurt Locker è una escalation che esplode nella zona rossa e si estende poi da situazioni pericolose in situazioni ancor più pericolose, moltiplicandosi ogni volta per la propria storia, quella che ognuno porta dentro di se o che tiene nascosta sotto il letto o la branda. Ogni cosa che ha avuto la possibilità di ucciderti racchiude una forza che ne fa scalpo da collezione, qualcosa che vale la pena di conservare, come se ogni singolo oggetto potesse racchiudere dentro se stesso una parte di te, quella che poi non ha ammazzato.
The Hurt Locker è una droga che pompa a fiumi pieni dentro le vene, in adrenalina che ti fa vedere collegamenti inesistenti, proprio quando ti rendi conto di quanto sia strano che tutte le corde siano in un modo o nell'altro legate tra di loro, ad un centro stella, formando una cerchio dentro il quale esplodere è mortale; ma poi sono le tue mani a formare i nodi, ad intrecciare tutto quanto per dare un senso, anche quando si sbaglia, a maggior ragione quando si sbaglia: per avere almeno la sensazione di aver sbagliato per qualcosa, di essersi ferito per un ideale, per un motivo, e non finire sotto una doccia d'acqua fredda, per lavarsi via il sangue di dosso, e tutti i sensi di colpa, inutilmente. Perché la guerra vista da punti diversi è un oggetto che non risponde neppure alle proprie stesse dimensioni: la guardi dal campo, dal deserto, con il fucile appoggiato alla guancia, e nel mirino del fucile la vedi circondarti armata, sempre pronta a farti fuori, a tagliarti oltre i bordi di tutto quanto; la guardi poi invece da una tenda, difesa da recinzioni e filo spinato, e ti pare assai più mansueta, così facile da parlarne.
Il dolore. Il dolore è ciò che c'è di più forte, invincibile. Più di un'esplosione improvvisa, causata a sciocco, in detonazione di stupidità che non è altro se non mancanza di esperienza sul campo. E' il dolore (fisico) che ammazza il dolore (morale) e ti permette di inveire, di maledire, chi fino a poco prima ti sembrava l'unica strada percorribile; per poi volare via, distrutto ma lontano dall'inferno.
E c'è chi piange perchè ha paura di morire. C'è che vede passarsi davanti agli occhi tutta la propria vita. C'è chi invece non ci pensa, chi non vede davanti a se la sua vita, perchè la sua vita in fondo è quella, non è altro, se non le macerie che sono rimaste quando un'esplosione forte di emozione ha raso al suolo tutto quanto.
Perchè il modo migliore di disinnescare una bomba è quella in cui non si muore.
Ovvero: quello che provoca meno danni.

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